Bibliografia

Agata Chiusano

…La storia è sempre fuori campo, quindi non ha inizio né fine, è un evento suggerito senza nessuna forma di imposizione, infatti ciascuno può costruire dal dettaglio raccolto e documentato da Grasso, la storia che maggiormente gli appartiene, in pieno rispetto dell’individualità di ciascuno.
La sua pittura ha un debito con la cultura Pop di natura specificatamente formale, infatti la Pop Art rappresentava un momento di grande comunicazione e meditazione collettiva e sociale, mood e ricerca che odiernamente risulterebbero antistoriche, se non attraverso un’alchimia dell’individuo dato che quello che rappresentava l’elemento iconico della società dei consumi si è trasformato nella pittura di Grasso nell’invisibile, nel minuscolo ipertrofico, della vita comune, ed effettivamente ora è l’essere umano un bene di consumo;

Angela Noya

La suggestione creativa per Enrico Grasso nasce dal piacere di cogliere nel dettaglio la visione di una realtà. Il suo lavoro ci porta spesso a ricordare l’esperienza di Domenico Gnoli dove il dettaglio assumeva forme ancora più estreme. Enrico nel suo lavoro attinge a diverse fonti: al realismo magico, a certo pop nostrano, con sfiziose punte di surrealismo focalizzando la sua attenzione su un particolare specifico, instaura un gioco intrigante, e dal dettaglio a ognuno è data facoltà di pensare all’insieme. Ogni quadro è la tessera di un puzzle, ci cattura anche con la sua accurata esecuzione di un ineccepibile qualità pittorica, citiamo anche i suoi quadri oggetto tridimensionali che se hanno talvolta la consistenza del gadget coniugano eleganza a grande maestria, in gioco e per gioco divertente, ma non certo banali.

Carlotta Monteverde

Come si reagisce di fronte agli stereotipi? Raccontare una realtà come proposta da soli cliché, serve a rendere il momento della comprensione più veloce e lampante o del tutto insopportabile? E se ci dovessimo riconoscere nel luogo comune, quale è il nostro riflesso: sgomento compiacenza o indifferenza? E’ attorno alla definizione del comportamento umano a contatto con la semplificazione banalizzante che il lavoro di Enrico Grasso cerca di far chiarezza. E, mentre divide il mondo tra l’indotta aspirazione verso schemi di perfezione irrealizzabili, bisogno di identificazione in rassicuranti modelli preconfezionati e fuga da condizionamenti soffocanti, presenta il proprio punto di vista con algida semplicità, accattivante forse, ma terribilmente distante.

Daniela Vaccher

Nel lavoro di Enrico Grasso una sposa in attesa della cerimonia o meglio nell’incertezza della scelta, accanto, l’altra, il se che guarda. Le figure statiche sono lì a presentare il dubbio che potrebbe generare l’adesione apodittica ad uno stereotipo collettivo. Si evidenzia il grande interrogativo dell’identità femminile, i ruoli che sempre hanno accompagnato la donna e molto spesso sono stati imposti, e che rischiano di essere percepiti come abiti senza corpo. Enrico coglie un momento particolare di una donna, avvolta nell’incertezza alla ricerca di proprie e solide ragioni di esistere.

Duccio Trombadori

…Ed è proprio questa “elegia del corpo” senza storia e senza volto il motivo ispiratore di una figuratività che traduce la dettagliata espressione realista in una serie di corrispondenze ottiche dove l’elemento emotivo si accoppia ad una
singolare lucidità di descrizione. E’ così che ad Enrico Grasso, pittore di apparenti immobilità, la vita sembra più degna di essere apprezzata: poi che con i suoi fotogrammi egli riesce a figurare una storia visiva che dall’intimità di ogni istante immaginato produce l’effetto pregevole di una composta classicità.

Giorgio Di Genova

Caro Grasso,
Ho ricevuto le sue foto con le immagini delle sue opere. Trovo il suo lavoro molto interessante e per la sua rivisitazione ironica dell’ottica pop, soprattutto Rosenquist (gli spaghetti) e Wasselmann ( ma depurato negli ammiccamenti erotici), con qualche eco iperrealista. Ovviamente si avvertono i suoi trascorsi nell’ambito della grafica pubblicitaria.Peccato che abbia cominciato tardi a fare pittura, perché, se avesse iniziato precedentemente al 2000, avrei potuto inserirla nel volume della mia storia dell’arte italiana del ‘900 ormai conclusa.
Cordiali saluti.

Ludovico De Luigi

E’ solamente all’incontro con le sue opere che si può rendere giustizia alla visione della realtà di Enrico.
Infatti la scelta della dimensione gioca un ruolo determinante per lo sviluppo del pensiero del cosmo micro-macro.
Qualsiasi riproduzione annulla l’assunto dell’autonomia-altra dell’immagine proprio nella sua dismisura. E’ un sentiero scaturito dalla esperienza transatlantica di Domenico Gnoli, e che fatalmente doveva portare ad altri lidi ove Enrico approda da poeta e romanziere dell’immagine.
Il singolo e compiuto personaggio solitario che poteva essere il bottone od il nodo della cravatta di Gnoli, con perizia e maestria si deve confrontare conaltri personaggi-oggetto, e quindi dal monologo si passa al dialogo per arrivare al racconto poetico di Enrico che vi trova la sua completa autonomia artistica.
Sarà interessante vedere gli sviluppi di tale linea, poiché è del tutto evidente che Enrico ha ancora da dirci moltissimo.

Paolo Balmas, mostra “AllupaAllupa”

Grasso conduce il suo culto del particolare quasi ai confini dell’iperrealismo, di cui però ribalta simpaticamente l’ipnotica fissità in un rassicurante omaggio alla convivenza tra uomo e animale.

Santa Fizzarotti Selvaggi

Con sottile ed arguta ironia l’Artista descrive il mondo della mediaticità, del vedere una realtà priva dell’occhio della mente e delle “ragioni del cuore”.
Nelle opere di Enrico Grasso tutto appare definito come in un documentario stereotipato utile ad evitare che l’uomo ritrovi i rivoli fecondi del pensiero creativo, dell’unicità della persona.

Stefania Severi

La poetica dell’oggetto nella pittura di Enrico Grasso.
La pittura di Enrico Grasso si inserisce a pieno titolo nella tradizione pittorica italiana, pur con ammiccamenti sia al surrealismo sia al pop americano. Grasso dipinge “cose”, o meglio frammenti ingranditi, così da lasciare al riguardante il compito di ricostruire l’immagine nella sua interezza. Al tempo stesso egli invita a focalizzare l’attenzione su quel particolare specifico da lui elevato ad icona del contemporaneo. La tecnica del frammento, sottratta alla strip, è qui enfatizzata al fine di sottolineare il gioco sottile tra presenza e assenza. E l’oggetto, così estraniato dal contesto, assume connotati specifici che talvolta sembrano sconfinare nel mondo della surrealtà.